Chiese in Provincia di Verona - città di Badia Calavena: Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia

Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia
Santi Vito Modesto e Crescenzia

VERONA / BADIA CALAVENA
Piazza Mercato, 20 - Badia Calavena (VR)
Culto: Cattolico
Diocesi: Verona
Tipologia: chiesa
L'attuale chiesa parrocchiale dei SS. Vito, Modesto e Crescenzia, sorge a lato di preesistenti edifici di culto di epoca altomedievale e romanica, tutt'ora esistenti. Il toponimo del paese Badia Calavena deriva infatti dalla ricca abbazia benedettina che per secoli regolò la vita civile, religiosa ed economica della val d'Illasi centrale e settentrionale, della quale rimangono ancora oggi importanti testimonianze, come il bel chiostro romanico del monastero, recentemente restaurato. L'attuale... Leggi tutto
Fonte: BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web

Dettagli

L'attuale chiesa parrocchiale dei SS. Vito, Modesto e Crescenzia, sorge a lato di preesistenti edifici di culto di epoca altomedievale e romanica, tutt'ora esistenti. Il toponimo del paese Badia Calavena deriva infatti dalla ricca abbazia benedettina che per secoli regolò la vita civile, religiosa ed economica della val d'Illasi centrale e settentrionale, della quale rimangono ancora oggi importanti testimonianze, come il bel chiostro romanico del monastero, recentemente restaurato. L'attuale parrocchiale venne edificata in forme neoclassiche, tra il 1824 ed il 1828, quando ormai la comunità monastica era definitavemente scomparsa. Esternamente presenta facciata a capanna, caratterizzata dalla scansione di quattro paraste di ordine ionico a incorniciare il portale d'ingresso rettangolare di grandi dimensioni. In seguito al restauro occorso tra 2009 e 2010, sono ottime le condizioni di conservazione. Due i campanili: quello appartenente all'edificio altomedievale e poi romanico, crollato nella cella campanaria in seguito ad un terremoto (1891) ed ora inutilizzato, e quello attuale, edificato all'inizio del Novecento, situato nella piazza, in posizione avanzata rispetto alla chiesa. L'interno è ad aula unica. Quattro le cappelle laterali, dotate di altrettanti altari. Presbiterio a pianta quadrata, terminante con un'abside allungata a fondale semicircolare. Una volta a padiglione nasconde le travature lignee a sostegno della copertura a doppia falda in coppi. Pavimentazione in riquadri di marmo locale bianco e rosso. Tutto il complesso chiesastico (chiesa altomedievale-romanica, chiostro e sale di rappresentanza) sono ricche di affreschi. All'interno dell' attuale parrocchiale ottocentesca è conservata una tela dell'Orbetto (Alessandro Turchi, Verona, 1578 - Roma, 1649).

Pianta

Impianto planimetrico ad unica ampia aula rettangolare con asse maggiore longitudinale; presbiterio a pianta quadrata, di larghezza ridotta rispetto l’aula, rialzato di tre gradini e protetto da balaustra; abside emergente a sviluppo semicircolare. Lungo i fianchi dell’aula si dispongono gli altari laterali, due per lato, alloggiati all’interno di modesti sfondamenti delle pareti d’ambito con struttura in parte emergente all’esterno: l’altare di S. Carlo Borromeo e della Madonna, sul lato settentrionale, l’altare del Crocifisso e l’altare dei SS. Vito, Modesto e Crescenzia sul lato opposto. Nella parete di controfacciata, ai lati della porta di ingresso, sono presenti due nicchie che ospitano il fonte battesimale, a destra, e la statua del S. Cuore di Gesù a sinistra. Sul fianco destro del presbiterio si colloca l’ambiente della sacrestia, dalla quale è possibile raggiungere l’antico Oratorio che si sviluppa sul lato orientale della chiesa con il medesimo orientamento. L’ingresso principale, con bussola lignea interna, è preceduto all’esterno da un’ampia scalinata; un ingresso laterale è presente lungo il fianco meridionale dell’aula, con una scalinata esterna a due rampe. La chiesa parrocchiale si inserisce all’interno dell’antico complesso abbaziale che si articola attorno ad un chiostro centrale, e con il quale risulta comunicante in corrispondenza del fianco meridionale del presbiterio. La torre campanaria si eleva isolata sul lato meridionale della piazza antistante la facciata della chiesa, in posizione avanzata rispetto questa.

Facciata

Facciata neoclassica rivolta a occidente. Due coppie di paraste di ordine ionico poggianti su alte zoccolature in pietra locale, sorreggono la trabeazione ed incorniciano il portale d'ingresso rettangolare e la finestra a semicerchio ad esso soprastante. Ai lati del portale, in due nicchie sono contenute le statue dei santi patroni. Frontone privo di elementi decorativi, mentre al centro del timpano è inserito una sorta di rosone di forma quadrata al cui centro è inserito il simbolo dell'occhio di Dio inscritto in un cerchio, da cui si diramano fasci di luce. Sul vertice sommitale dello spiovente, infiss

IX sec. - 1117 (origini e costruzione intero bene )

L'alta val d'Illasi fu occupata tra IX e X sec. dai carolingi, i quali edificarono chiese intitolate a santi di origini francese o comunque venerati a nord delle Alpi. E' il caso della chiesa di S. Dionigi a Marcemigo, di quelle di S. Martino e di S. Egidio a Tregnago e anche di quella di Badia Calavena, intitolata a S. Vito. Tale edificio, parte del quale è ancora visitabile (utilizzato come sala conferenze e teatro), era orientata a ponente, secondo l'uso antico, e presentava una struttura a tre navate (la centrale il doppio delle laterali) terminante con tre absidiole. Come altri edifici del nord Italia, anche la chiesa altomedievale di S. Vito venne danneggiata dal rovinoso terremoto del 1117.

1117 post - 1178 (ricostruzione intero bene )

Anche il monastero di S. Pietro situato sull'omonimo colle a monte della chiesa di S. Vito subì notevoli danni a causa del terremoto, al punto che i monaci benedettini lo abbandonarono gradualmente per trasferirsi a valle, presso la chiesa di S. Vito. Grande fu l'opera dell'allora abate Rodolfo (1159-1178), il quale in un primo momento mise mano alla chiesa di S. Vito, che venne rimpicciolita e ricostruita ad una sola navata e agli edifici annessi, danneggiati dal terremoto. In un secondo momento si dedicò alla costruzione del chiostro e di altri edifici di servizio, trasformando la chiesa di S. Vito nel complesso abbaziale di S. Vito. A questa fase appartiene l'erezione della torre campanaria, situata più o meno a metà della parete settentrionale dell'edificio.

1159 - 1185 (diritto pontificio carattere generale)

Altro grande merito dell'abate Rodolfo fu quello di aver portato il monastero alla piena autonomia giuridica, sottraendolo all'autorità del vescovo di Verona e ottenendo il diritto pontificio. Papa Lucio III (1181-1185) nel 1185 confermava nel seguente testo, quanto già fatto dal suo predecessore Alessandro III (1159-1181): "Ricevo sotto la protezione di San Pietro e mia personalem il monastero dei Santi Pietro e Vito di Calavena. Come fece il mio predecessore papa Alessandro III, di felice memoria".

1185 - 1185 (possedimenti del monastero di Badia Calavena carattere generale)

Nel 1185, con bolla pontificia, papa Lucio III confermava al monastero dei SS. Pietro e Vito di Calavena: il luogo dove si trova il monatero; la cappella di s. Faustino (oggi scomparsa) a Verona; la cappella di S. Ambrogio a Mezzane (oggi scomparsa); la cappella di S. Nicolò a Colognola (scomparsa); la chiesa di S. Andrea a Illasi (oggi S. Rocco, sconsacrata); la cappella di S. Vitale a Cogollo (poi di S. Giacomo, oggi scomparsa); il paese di Cogollo; la contrada di Gusperino; la chiesa di S. Maria dell'Isolo a Verona (oggi di S. Maria Rocca Maggiore); altre proprietà a Tregnago, Marcemigo, Cellore, Scorgnano e Casale, ma anche ad Illasi, Colognola, Caldiero, Belfiore, S. Giovanni Illarione, Mezzane e Trezzolano.

1348 - 1433 (restauro e costruzione intero bene)

Nel 1348 la provincia di Verona fu colpita da una violenta epidemia di peste e da un terremoto che causò parecchi danni al monastero. Al contagio scampò un solo monaco, Francesco Cavalieri, il quale non potendo autoeleggersi o eleggere un abate, chiese al Papa di inviare un commendatario, che giunse a Badia nel 1360 (Michele da Mantova). Da tale data tutti gli abati di S. Vito furono commendatari. Essi, in considerazione delle condizioni precarie del monastero, lesionato dal terremoto, spostarono la loro residenza al paese di Tregnago. La situazione cambiò con l'elezione dell'abate benedettino e nobile veronese Maffeo Maffei (1424-1433). Egli, desideroso di ripristinare la regola benedettina, restaurò gli ambienti danneggiati nel 1348 e ne fece edificare altri ex novo, come le singole celle per i monaci (nel chiostro superiore) in sostituzione del dormitorio comune e la casa dell'abate (ala occidentale) al cui pian terreno si apriva la camera di rappresentanza dell'abate.

Mappa

Cimiteri a VERONA

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Onoranze funebri a VERONA

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