Addio a Migliacci, il mantovano che scrisse “Nel blu dipinto di blu”
Aveva 92 anni. Dopo quello con Modugno, il sodalizio più forte è stato con Gianni Morandi

Franco Migliacci, nato a Mantova nel 1930, è morto a Roma a 92 anni. È entrato nella leggenda della musica italiana grazie a un quadro di Chagall, Le cor rouge dans la nuit. Proprio quel quadro gli avrebbe ispirato il testo di “Nel blu dipinto di blu”, il brano con cui Domenico Modugno nel 1958 ha cambiato il corso della canzone italiana aprendole le porte della modernità e del successo mondiale. In realtà negli anni i due hanno cambiato più volte la ricostruzione di come sia nato quel testo visionario con quell’incipit indimenticabile: “Penso che un sogno così non ritorni mai più/ Mi dipingevo le mani e la faccia di blu/ Poi d’improvviso venivo dal vento rapito/ E incominciavo a volare nel cielo infinito». Ma alla fine perché, per rispettare il vecchio adagio, rovinare una bella storia con la verità?
Quella tra Migliacci e Mantova è una storia di passaggio. Nacque in piazza Leon Battista Alberti, in una casa a tre piani addossata al portico che fa da fondale alla Piaséta; allora portava il numero 11, che ora non c’è più. Franco era destinato a rimanere un anno appena: il padre Ernesto era maresciallo della Guardia di Finanza: con mamma Marianna e il neonato si doveva spostare prima a Perugia, poi a Firenze ed a Cortona, che Migliacci considera la città del cuore. Nulla della Mantova natìa? «Mah - ha detto anni fa -Diciamo una punta sottile di desiderio di esserci, per il fascino antico della città».
Migliacci è stato un protagonista assoluto, paroliere ma anche produttore dopo una breve carriera di attore (è stato il primo doppiatore di Klaus Kinski) e di illustratore per “Il Pioniere”, la rivista di Gianni Rodari. Dopo quello con Modugno, il sodalizio più forte è stato con Gianni Morandi per il quale ha scritto i testi e prodotto, tra le altre, “Fatti mandare dalla mamma”, “Andavo a cento all’ora”, “In ginocchio da te”. E proprio a questa canzone è legato uno dei capitoli più divertenti dello sconfinato repertorio di aneddoti di Morandi. All’epoca l’arrangiatore di quei brani era Ennio Morricone: Migliacci rifiutò per due volte la partitura del Maestro che non la prese benissimo anche perché all’epoca gli spartiti erano scritti a mano. Al terzo tentativo andò bene e la reazione di Morricone fu: «Te sei preso sta cacata», parlando di uno degli arrangiamenti simbolo di quell’epoca.
Per Morandi Migliacci ha scritto gioielli come “C’era un ragazzo”, “Un mondo d'amore”, “Se perdo anche te” ma anche la canzone che negli anni ’80 lo fece uscire da un periodo oscuro, “Uno su mille”, un titolo rimasto nel costume come esempio di una storia di ascesa. La firma di Migliacci è anche in classici come “Tintarella di Luna”, “Una rotonda sul mare”, “Come te non c’è nessuno”, “La bambola”, “Che sarà”, “Ma che freddo fa”, “Il cuore è uno zingaro”, “Ancora” di Edoardo De Crescenzo.
Pubblicato su Gazzetta di Mantova